Ciò che mi ha spinto ad andare a fotografare questo rione della periferia nord-ovest di Milano è la sua particolare posizione ai margini di un enorme, lussureggiante quartiere dormitorio - il Gallaratese - attraversato da piccole e grandi opere di cementificazione in vista di Expo 2015. La via Gallarate, su cui affaccia, spacca in due parti distinte quel vasto territorio di speculazione edilizia in cui da una parte vi sono i vecchi e nuovi alloggi popolari e dall'altra le costruzioni neo-residenziali che promettono ogni tipo di comfort.
"Bolla" è il nome della via e designa perfettamente lo stato di precarietà in cui vivono i suoi abitanti: immondizia riversata sulla già esigua porzione di prato, antenne paraboliche che spuntano da ogni balcone, ringhiere tenute insieme da scotch adesivo, bambini che attraversano come fantasmi i porticati. Bolla immobiliare delle nuove costruzioni; bolla che riflette le contraddizioni del paesaggio circostante pur rimanendo separata da esso, sospesa, in attesa di scoppiare. Un paesaggio circondato da cantieri aperti, gru, scheletri di palazzi eretti e mai ultimati e un desiderio crescente di riscatto da una condizione abitativa che è al di sotto della soglia di povertà. Uno di questi caseggiati ha fatto il salto di qualità con la ristrutturazione, ma i suoi alloggiati - poliziotti messi come cani da guardia affianco ai palazzi degli occupanti- sembrano piuttosto degli internati, chiamati ad abitare questo limbo spazio-temporale, in attesa di qualcosa che (av)verrà.
In questo contesto suburbano, grigio e un po' avvilente, si fanno spazio note di colore rappresentate dal sorriso di due fratelli che si guardano complici affacciati alla finestra, da nastri colorati appesi a mo' di festone alla sbarra del cassonetto e soprattutto da quelle piccole esplosioni di verde che fanno capolino da un'antenna televisiva o dal cemento che pervade questa porzione di territorio. Queste note di colore rappresentano una forma di vita che si ostina a crescere e a vivere nonostante la bruttura quotidiana.